Titoli di Efficienza Energetica: la truffa di certificati bianchi

Il rialzo del prezzo in borsa dei Titoli di Efficienza Energetica ha spinto il GSE ad attivare maggiori controlli in fase di valutazione e in alcuni casi anche da parte della Guardia di Finanza.

La Guardia di Finanza, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Torino, ha eseguito un’operazione di polizia giudiziaria che ha portato all’arresto di 26 persone responsabili di truffe nell’ambito della vendita di titoli di risparmio energetico. Alla banda sono addebitati reati di truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio e autoriciclaggio.

Le indagini hanno svelato l’esistenza di un’ampia organizzazione criminale, ritenuta responsabile di truffe nell’ambito della vendita dei titoli di efficienza energetica. Gli appartenenti al sodalizio, mediante l’utilizzo di quattro aziende (tre con sede a Milano e una in provincia di Torino), avrebbero presentato al Gestore per i Servizi Energetici false documentazioni attestante l’esecuzione di lavori di efficientamento in realtà mai realizzati. I titoli così ottenuti e scambiati sul mercato hanno consentito di incassare profitti ritenuti indebiti per circa 105 milioni di euro.

Con la collaborazione del GSE è stata quindi interrotta la concessione dei titoli che, secondo legge, sarebbero stati emessi in periodi posteriori (il 10% nel primo semestre successivo alla richiesta e il 5% alla scadenza dei trimestri successivi fino alla scadenza del quinquennio). In seguito i proventi illeciti sarebbero stati riciclati con l’intervento di altri membri dell’organizzazione. Attraverso diversi passaggi di denaro, i “capitali sporchi” venivano trasferiti, per essere ripuliti, utilizzando numerose società italiane ed estere (per lo più bulgare e romene) operanti in diversi settori, quali la compravendita immobiliare, le costruzioni edili e il commercio di autoveicoli, orologi o bevande.

Gli elementi raccolti nel corso delle operazioni, unitamente a quanto già in possesso degli inquirenti, consentiranno di approfondire i rapporti tra le oltre 50 aziende nazionali ed estere riconducibili agli arrestati, per l’eventuale contestazione di ulteriori violazioni di natura economica e finanziaria.

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Catia Tarquini