Strategia Energetica Nazionale: il Ministro dello Sviluppo economico si dice contro perchè non punta a tutelare l’industria energivora

Nel corso della cerimonia per la consegna dei Premi Leonardo, tentasi al Quirinale a fine febbraio, il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, commenta la bozza della Strategia Energetica Nazionale (SEN)  sottolineando che non sono stati presi in considerazione provvedimenti per gli energivori per avere un costo dell’energia allo stesso prezzo dei concorrenti europei e internazionali, perché altrimenti scompariranno intere filiere.

Tracciando un panorama dell’industria italiana, il Ministro ha parlato di un 20 % dell’industria in grado di competere. Ed un altro 20% all’estremo opposto, in una situazione molto pericolosa, come il settore della metallurgia e dell’acciaio su cui ha pesato anche “un costo dell’energia esorbitante.” E’ un mondo a cui va data una risposta oggi”, ha sottolineato il Ministro.

Già settimane prima il Ministro Calenda aveva detto alle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera di essere “totalmente in disaccordo” sul punto di partenza per cui la manifattura non sia parametro centrale da cui partire per la Strategia energetica nazionale. “La manifattura pesante – ha fatto rilevare il Ministro – è fondamentale per l’Italia, oggi dà lavoro diretto a 600mila persone e indiretto a circa 1,2 milioni, quindi o gli raccontiamo che per la scelta che facciamo di energia si devono trovare un altro lavoro, cosa che non sono disponibile a fare, oppure facciamo il ragionamento opposto”.

Calenda ha citato, tra gli esempi di manifatture energivore, quella dell’acciaio, che, ha assicurato, può rifiorire. Il Ministro ha segnalato che il settore “per la prima volta in Europa è difeso dal dumping cinese, per la prima volta incominciamo a fare una politica industriale, dal punto di vista del commercio, e l’acciaio avrà un futuro, non è lo stesso che avrà l’acciaio cinese, un futuro diverso”. Di conseguenza, ha aggiunto, “una prospettiva che – già mi sento di dire – che la Sen prende, è diversa da quella di un’idea di un Paese che sarà orientato molto più ai servizi che alla manifattura, e ritengo che la manifattura sarà parte integrante del mix del tessuto produttivo di questo Paese per molti anni a venire, come dimostrano i dati sull’export manifatturiero”.

In allegato un estratto delle osservziaoni sulla SEN di Assoelettrica.

Fonte: Elaborato su dati E-gazzette.it.

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Catia Tarquini