Incentivi per il fotovoltaico: predisposta la bozza del quarto Conto Energia.

Continua il confronto tra Governo e parti sociali sui contenuti del decreto che dovrà rendere operativa la transizione del mercato FER con i nuovi incentivi. Le reazioni sulla bozza del 19 aprile di operatori e energivori sono negative.

Premessa
Il Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente ha proposto alle Regioni la bozza di decreto per il 4° Conto Energia. L’esame della Conferenza Unificata è prevista per giovedì 28 aprile, ma la bozza fa discutere sia gli operatori che gli “energivori”.
Novità
Nella bozza del decreto, di 25 articoli più allegati, il Governo definisce che il meccanismo delle nuove tariffe incentivanti si applica agli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio dopo il 31 maggio 2011 e fino al 31 dicembre 2016, con un obiettivo totale al 2016 di potenza installata di 23.000 MW, che corrispondono ad un costo cumulato annuo degli incentivi con un cap stimabile tra 6 e 7 miliardi di euro.
Il regime di sostegno è articolato secondo obiettivi di potenza installata in progressione temporale, coerenti con le previsioni annuali di spesa. Come il modello tedesco però il superamento dei costi annui previsti per ciascun anno, o sua frazione, non comporta limitazione all’accesso agli incentivi, ma ne determina una riduzione.
Per il transitorio (1° giugno 2011 – 31 dicembre 2011 e per tutto il 2012) i grandi impianti sono ammessi agli incentivi nel limite di 820 milioni di euro (447 milioni € per il 2011 e 373 milioni € per il 2012) a fronte di obiettivi di nuova potenza da installare per 3.100 MW (1.350 MW per il 2011 e 1.750 MW per il 2012).
I piccoli impianti invece sono ammessi all’incentivo senza limiti di costo annuo, fatte salve le previste riduzioni tariffarie. Dal 2013 al 2016, il decreto prevede un limite agli incentivi pari a 1.361 milioni di euro per obiettivi di potenza installata, sempre alla fine del periodo, pari a 9.770 MW. In particolare il provvedimento definisce i piccoli impianti identificandoli con: gli impianti FV realizzati su edifici che hanno una potenza non superiore a 200 kW, gli impianti FV sempre non superiori a 200 kW che operano in regime di scambio sul posto, gli impianti FV di qualsiasi potenza realizzati su edifici della pubblica amministrazione.

Nel complesso dunque la valenza del decreto tende a ridurre certamente le forme speculative dei grandi impianti, ma però penalizza gli investitori industriali che vogliono utilizzare questa forma di energia nella propria azienda.
Le prime reazioni degli operatori sono state piuttosto negative perchè riscontrano forti criticità per il futuro del mercato quali in particolare:

 l’assenza di qualsiasi meccanismo di tutela dei diritti acquisiti;
 il regime transitorio 2011-12 con l’introduzione di meccanismi che comporteranno il blocco del settore per la non finanziabilità degli impianti;
 l’introduzione di cap/limiti annui rigidi e di un registro preventivo che determineranno speculazioni, incertezze ed extra costi dovuti anche all’incremento della burocrazia;
 l’assegnazione della tariffa incentivante in base all’entrata in esercizio degli impianti e non in base alla fine lavori certificata con conseguenti incertezza e ritardi legati ai tempi di connessione dipendenti da Enel e da Terna;
 la riduzione eccessiva delle tariffe nel periodo transitorio 2011-12 con particolare riferimento ad impianti sopra 1 MW;
 la complessità del meccanismo di riduzione delle tariffe dal 2013 al superamento delle soglie semestrali è da semplificare.
Di contro sembrerebbero più vantaggiosi gli acquisti di materiale italiano nel caso di lotti per impianti di piccole dimensioni.

La bozza del 4° Conto Energia non piace neanche agli energivori che lamentano che l’obiettivo al 2016 di circa 23.000 MW di impianti installati corrisponde ad un costo cumulato annuo degli incentivi stimabile tra 6 e 7 miliardi €. Tale costo è un importo che ricadrà sull’intero apparato industriale italiano, e in bolletta, a conti fatti, a regime rappresenterà il 33% del costo dell’energia elettrica. Il sistema industriale con grande sforzo aveva detto di poter condividere un costo leggermente superiore ai 5 miliardi.
Gli energivori ritengono che questo meccanismo di incentivi non è necessario al supporto dello sviluppo italiano del settore fotovoltaico, ma risulta essere solamente una inaccettabile e ingiustificata rendita.
Azioni di Confindustria Firenze
Resta alta l’attenzione di Confindustria sul D.Lgs. rinnovabili. Confindustria Firenze partecipa con propri rappresentati ai GdL delle Commissione Energia di Confindustria e in particolare al GdL Energie Rinnovabili.

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